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Angelo Raffaele Todaro
Sono nato in provincia di Taranto. Terminata la scuola Media mi trasferii a Roma agli inizi degli anni '60 per frequentare il Liceo Artistico, dato che a Taranto ancora non esisteva un simile Istituto.
Nel 1964 entrai nel mondo del fumetto disegnando per la Co.F.Edit un nuovo albo intitolato "Gordon Schott" che seguiva la scia di fumetti come"Diabolik" e, poco dopo, passai a disegnare "Alika", un fumetto di fantascienza con toni satirici e di costume.
Fu in quell’occasione che conobbi alcuni disegnatori professionisti, Franco Verola, Dino Leonetti e Sillio Romagnoli, e collaborai con essi anche alla produzione dei loro fumetti.
Nel 1967 iniziai la collaborazione con la Fratelli Spada Editori, con sede a Ciampino, nei pressi di Roma. Per questa Casa editrice ho disegnato in prevalenza storie di "Mandrake", dal momento che la produzione americana di questo personaggio (che veniva stampato negli USA in strisce quotidiane) era insufficiente al fabbisogno italiano, in quanto l’uscita nelle edicole era di un’avventura per settimana. Negli anni successivi produssi quindi una notevole quantità di storie di Mandrake, ma anche alcuni albi de "L’Uomo Mascherato" (Phantom negli USA) e alcuni episodi di "Rip Kirby" (questi ultimi firmati con lo pseudonimo di Al Todd), sempre editi dalla "Fratelli Spada Editori".
In questi anni fui contattato dallo Studio Giolitti, un’agenzia di fumetti con sede in Roma.
Alberto Giolitti, valente artista del fumetto egli stesso, aveva iniziato la sua attività in Sud America e successivamente negli Stati Uniti, dove aveva disegnato storie per conto della Western Company, molti dei quali editi anche in Italia, piuttosto noto tra gli artisti per il suo stile inconfondibile e deciso. Agli inizi degli anni ’60 Giolitti rientrò a Roma e qui, grazie ai suoi contatti con gli Editori esteri, aprì l’agenzia e contattò diversi disegnatori italiani, tra i quali anch’io. Ne mise insieme una cinquantina e fu l’occasione, per me, per conoscere tanti professionisti: Franco Caprioli, Sandro Chiarolla, Ruggero Giovannini, Renato Polese, Franco Saudelli, Massimo Belardinelli, Giorgio Cambiotti, Romano Felmang, Umberto Sammarini ed altri.
Quando conobbi Alberto ancora disegnavo storie di "Mandrake" e "L'Uomo Mascherato". Lo incontrai nel suo studio in via Cutigliano in Roma e mi propose di collaborare con lui. Quell'incontro, che ricordo benissimo e che cambiò la mia vita, fu concluso brindando con un bicchiere di whisky (era la prima volta che lo bevevo, ero molto giovane).
In quegli anni avevo disegnato ispirandomi ai lavori del grande Alex Raymond e di Frank Robbins, per motivi diversi: grande ritrattista e abile nel tratteggio il primo, ottima sintesi del chiaroscuro il secondo. Mi recavo alle edicole di via Veneto per comprare fumetti americani, compreso l'Herald Tribune dove comparivano le strisce a fumetti di John Prentice (che disegnava Rip Kirby da dopo la morte di Raymond) e di altri disegnatori. Tra gli albi che compravo ce n'erano alcuni che mi piacevano particolarmente, ma non erano firmati, ad esempio, "Turok, son of stone"; questo personaggio in particolare lo seguivo perché era disegnato in un modo "nuovo": bella stilizzazione dei personaggi e dei paesaggi e grande cura dei dettagli. Immaginatevi la mia sorpresa quando poi scoprii che a disegnare Turok era proprio Alberto Giolitti!
Anche dopo averlo conosciuto, un giorno scovai due fumetti western americani, stampati alcuni anni prima, disegnati con uno stile simile a quello di Turok. Erano "Gunsmoke" e un altro intitolato "Have gun, will travel". Li mostrai ad Alberto: "Ma questi li hai disegnati tu?", chiesi. "Sì, sono miei – mi rispose – li ho disegnati quando abitavo in America»; e tirò fuori, dal suo armadietto azzurro, molti albi di vario tipo, tutti da lui disegnati negli anni trascorsi negli USA. Fu in quel momento che capii bene chi avevo veramente davanti.
I primi lavori che feci per Alberto furono storie poliziesche (FBI della Editrice Moewig Verlag) e western (Lasso e Buffalo Bill per la Editrice Bastei Verlag), entrambe per la Germania; dopo qualche anno Alberto mi propose di disegnare per la Fleetway, Casa editrice IPC di Londra; così disegnai storie per una serie di guerra, stampata anche in Italia con nome di "Collana Eroica"; per la stessa editrice inglese, ma per la collana "Tiger", disegnai, negli anni successivi, storie di argomento sportivo, tra le quali "Martin’s Marvellous Mini", due giovani amici che con una Mini Morris si cimentavano in gare di rally automobilistico. Poi passai a disegnare le avventure di una squadra di calcio inglese: immaginatevi con quanti personaggi dovevo cimentarmi!
Ancor più soddisfazione l’ebbi quando Alberto mi chiamò nel suo studio e mi mostrò alcuni oggetti arrivati dagli Stati Uniti, dalla Casa editrice americana Western Publishing: c'era la scatola di montaggio di un'astronave, l'Enterprise, e altri oggetti dall'aspetto fantascientifico.
«Angelo, mi devi dare una mano – mi disse – devi montare questo modello…».
«Cos’è?».
«L’astronave di Star Trek. Montala…». Alberto sapeva bene che ero anche un appassionato modellista.
Alberto disegnava già da alcuni anni gli albi di Star Trek, che riproponevano in fumetto i personaggi già famosi in America per via della serie Tv molto apprezzata, iniziata nel 1966. Tuttavia, poiché egli non aveva mai visto una puntata, disegnava quelle storie grazie alle foto di scena, molte, che gli venivano fornite dall'editore. Ora arrivavano pure i modellini, in America già diffusi nei negozi specializzati.
Però Alberto mi disse dell'altro. Aveva bisogno che lo aiutassi anche nel disegnare Star Trek; dovevo fare il disegno a matita e lui poi lo avrebbe ripassato ad inchiostro.
Fotografai il modello dell’Enterprise da tutte le angolazioni, e feci anche di più: dalle foto che Alberto mi aveva dato, realizzai il modello dell’interno della sala comando circolare, in modo da poterla fotografare da ogni angolazione, là dove si poteva svolgere l'azione che dovevo disegnare.
In seguito Alberto mi chiese di fare anche le matite di Turok, altra serie che egli disegnava per la Western Publishing. Gli albi raccontavano le avventure di due pellerossa (Turok e il giovane Andar) penetrati casualmente in una valle dove tutto era rimasto al tempo dei dinosauri, ma c’era pure i cavernicoli; le loro avventure, quindi, si svolgevano nel vano tentativo di trovare la via d’uscita dalla valle misteriosa e tornare nel loro mondo.
Le due serie, "Turok" e "Star Trek", sono state stampate in Italia dalla "Fratelli Spada Editori".
In contemporanea alla produzione per l’estero, realizzai molti albi per la Editrice "Ediperiodici" e poi anche per la "Edifumetto". Negli anni ’70,’80 e ‘90 disegnai storie di "Oltretomba", "Terror", "Terror Blu" e altri fumetti delle stesso genere.
Attualmente mi occupo della realizzazione di alcune riviste di interesse turistico, di costume e sportivo e disegno storie di ambientazione storica e fantasy.
Alla produzione artistica, da diversi anni unisco quella letteraria, avendo scritto vari saggi storici: «Hitler, il preludio», «Arma totale» (storia dell’energia e della bomba atomica), "Tobruk", "El Alamein", "Rommel e gli Italiani in Africa settentrionale".
Ora sono impegnato a scrivere ed illustrare un libro che tratta la storia di Taranto e di Roma al tempo della Magna Grecia, che presto sarà dato alle stampe.
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